Questa tetralogia,
il cui primo volume venne pubblicato nel 1993 e l’ultimo nel 2012, scritta da
Lois Lowry, è stata censurata da molte scuole d’America poiché tratta argomenti
come l’eutanasia e l’infanticidio. È costituita da quattro volumi: The Giver – Il Donatore, La rivincita – Gathering Blue, Il messaggero e Il figlio, tutti pubblicati in Italia da Giunti Y.
Raccontare la trama di questa saga risulta piuttosto difficile, dato che i volumi
narrano storie collegate sì tra loro, ma a sé stanti. Una parte della storia –
tutto il primo libro e la prima parte dell’ultimo – è ambientata nella Comunità
apparentemente utopica di un mondo futuro: tutte le differenze tra le persone
sono state cancellate, non esistono le stagioni, né i colori, né la ricchezza, né
le emozioni e i sentimenti, abilmente tenuti sotto controllo dalla “pillola”. I
cittadini svolgono lavori utili al progresso della comunità, lavori uguali sia per
gli uomini che per le donne; il matrimonio avviene non sotto la bandiera dell’amore,
ma solo quando un cittadino fa richiesta per una sposa o uno sposo. I figli
vengono assegnati alla coppia, quando ne fa richiesta, a distanza di almeno tre
anni dal matrimonio, massimo due per coppia, sempre un maschio e una femmina. I
bambini – ne nascono cinquanta ogni anno – sono figli delle Partorienti, donne
(o meglio, ragazze, visto che vengono scelte all’età di dodici anni e fatte
riprodurre verso i quattordici-quindici anni) accuratamente selezionate per
dare alla luce tre Prodotti, o neobimbi, nell’arco di tutta la loro vita. Se
qualcosa va storto, se qualche cittadino diventa un elemento di disturbo, viene
“congedato”, ovvero ucciso. Anche gli anziani, nel Giorno del Congedo, vengono
uccisi, così come i bambini, nel caso in cui non siano adatti alle unità
familiari. Dunque la Comunità che la Lowry ci descrive è una comunità civile,
pacifica, dove è vietato mentire, dove il cibo viene consegnato giorno per
giorno a tutti i cittadini, dove nessuno è libero di scegliere – non si può
scegliere il proprio compagno, né il proprio lavoro, né i figli, neanche il
cibo, dove le conoscenze, tuttavia, il sapere non viene divulgato, i cittadini
non conoscono il mondo, lo chiamano semplicemente Altrove, né è loro desiderio
conoscerlo.
Jonas è un ragazzo della Comunità che viene scelto, nel momento della Cerimonia dei Dodici – quando cioè i ragazzi che hanno compiuto dodici anni nello stesso anno vengono scelti per il lavoro che compiranno per tutto il resto della loro vita – per il difficile compito di Accoglitore di Memorie. È un compito difficile ed estremamente doloroso, poiché le memorie vengono affidate all’Accoglitore dal Donatore in una maniera inspiegabile e dolorosa. Jonas impara quindi a conoscere il dolore, e scopre anche di avere un “dono”: il potere di vedere oltre, che si manifesta dapprima come la facoltà di vedere i colori, cancellati dalla Comunità (in un modo che, purtroppo, non ci viene spiegato). Le memorie gli fanno conoscere cose incredibili, come l’affetto, la neve, e anche la guerra. Il ragazzo comincia a volersi ribellare dalle regole della Comunità: smette di prendere la pillola, comincia a provare emozioni. E scopre anche l’orribile verità del congedo, visto che ai cittadini era sempre stato detto che il congedo era una sorta di vacanza. Ma quando Jonas vede suo padre uccidere un bambino, perché, essendo gemello di un altro, era il cinquantunesimo, all’improvviso la verità gli si para davanti chiara e nitida. E quando scopre che Gabriel, un neobimbo che viveva nella sua casa, è stato destinato al congedo perché non adatto alle unità familiari, fugge, portandolo con sé, e fonda una nuova comunità in un posto lontano, il Villaggio (il quale, tuttavia, ci viene presentato solo nel terzo volume della saga).
Nel secondo volume, invece, ci viene presentato un altro tipo di ambiente, un villaggio dove gli
uomini sembrano tornati a uno stadio primitivo, dove regna l’incuria, l’egoismo, la perfidia, la violenza. È qui che vive Kira, una ragazza nata storpia (l’essere storpi era considerato un disonore, ma la madre non accettò di lasciarla morire nella Landa, una terra deserta dove si esponevano i bambini storpi e gli anziani destinati a morire), rimasta sola dopo la morte della madre, che deve vedersela con le altre donne del villaggio, le quali vorrebbero il terreno su cui sorgeva la sua casa per usarlo a loro vantaggio. Anche qui la conoscenza è preclusa: tutti gli abitanti vivono in capanne rudimentali, mentre un gruppo di funzionari, il Consiglio dei Guardiani, vive nell’unico edificio moderno del villaggio. L’unico amico di Kira è un bambino di nome Matt, che la aiuta a costruirsi una nuova casa dopo che la sua viene bruciata, a causa della malattia misteriosa della madre. La vita di Kira subisce una svolta quando il Consiglio scopre che è bravissima a ricamare, e viene designata per restaurare la tunica del Cantore, un personaggio che, durante una solenne cerimonia annuale, intona il Canto, che narra la storia dell’umanità.
Kira viene quindi designata per ricamare la parte della tunica ancora vuota, quella dove verrà descritto il futuro. Tuttavia, le servono i colori: viene quindi istruita da Annabella, un’anziana donna che le insegna a tingere i fili dei vari colori, ma che non sa come procurarsi il blu. Annabella morirà poco dopo, lasciando Kira da sola e senza blu.
Jonas è un ragazzo della Comunità che viene scelto, nel momento della Cerimonia dei Dodici – quando cioè i ragazzi che hanno compiuto dodici anni nello stesso anno vengono scelti per il lavoro che compiranno per tutto il resto della loro vita – per il difficile compito di Accoglitore di Memorie. È un compito difficile ed estremamente doloroso, poiché le memorie vengono affidate all’Accoglitore dal Donatore in una maniera inspiegabile e dolorosa. Jonas impara quindi a conoscere il dolore, e scopre anche di avere un “dono”: il potere di vedere oltre, che si manifesta dapprima come la facoltà di vedere i colori, cancellati dalla Comunità (in un modo che, purtroppo, non ci viene spiegato). Le memorie gli fanno conoscere cose incredibili, come l’affetto, la neve, e anche la guerra. Il ragazzo comincia a volersi ribellare dalle regole della Comunità: smette di prendere la pillola, comincia a provare emozioni. E scopre anche l’orribile verità del congedo, visto che ai cittadini era sempre stato detto che il congedo era una sorta di vacanza. Ma quando Jonas vede suo padre uccidere un bambino, perché, essendo gemello di un altro, era il cinquantunesimo, all’improvviso la verità gli si para davanti chiara e nitida. E quando scopre che Gabriel, un neobimbo che viveva nella sua casa, è stato destinato al congedo perché non adatto alle unità familiari, fugge, portandolo con sé, e fonda una nuova comunità in un posto lontano, il Villaggio (il quale, tuttavia, ci viene presentato solo nel terzo volume della saga).
Nel secondo volume, invece, ci viene presentato un altro tipo di ambiente, un villaggio dove gli
uomini sembrano tornati a uno stadio primitivo, dove regna l’incuria, l’egoismo, la perfidia, la violenza. È qui che vive Kira, una ragazza nata storpia (l’essere storpi era considerato un disonore, ma la madre non accettò di lasciarla morire nella Landa, una terra deserta dove si esponevano i bambini storpi e gli anziani destinati a morire), rimasta sola dopo la morte della madre, che deve vedersela con le altre donne del villaggio, le quali vorrebbero il terreno su cui sorgeva la sua casa per usarlo a loro vantaggio. Anche qui la conoscenza è preclusa: tutti gli abitanti vivono in capanne rudimentali, mentre un gruppo di funzionari, il Consiglio dei Guardiani, vive nell’unico edificio moderno del villaggio. L’unico amico di Kira è un bambino di nome Matt, che la aiuta a costruirsi una nuova casa dopo che la sua viene bruciata, a causa della malattia misteriosa della madre. La vita di Kira subisce una svolta quando il Consiglio scopre che è bravissima a ricamare, e viene designata per restaurare la tunica del Cantore, un personaggio che, durante una solenne cerimonia annuale, intona il Canto, che narra la storia dell’umanità.
Kira viene quindi designata per ricamare la parte della tunica ancora vuota, quella dove verrà descritto il futuro. Tuttavia, le servono i colori: viene quindi istruita da Annabella, un’anziana donna che le insegna a tingere i fili dei vari colori, ma che non sa come procurarsi il blu. Annabella morirà poco dopo, lasciando Kira da sola e senza blu.
Anche Kira, come Jonas nel primo libro, ha un dono: saper ricamare il futuro, ed è per questo che viene scelta dal Consiglio. Con lei vengono presi altri due ragazzi – Thomas, bravissimo intagliatore, che deve restaurare il Bastone del Cantore, su cui è scritto tutto il Canto, e Jo, una bimba dalla voce incredibile che sostituirà il Cantore. Kira riesce a capire che verranno tenuti prigionieri lì per tutta la loro vita e, in un modo che si può intuire dal finale ma che non viene espressamente descritto, cambia la situazione.
Il terzo volume parla appunto del Villaggio fondato da Jonas, che ora è un adulto. Il Villaggio è una
comunità pacifica, che lascia liberi i suoi abitanti e dove la conoscenza è a portata di tutti, c’è anche una scuola. Il protagonista stavolta è Matt (ora chiamato Matty), l’amico di Kira, cresciuto, fuggito dal villaggio precedente alla fine del secondo libro. Il Villaggio è circondato da una foresta oscura e misteriosa, che sembra avere vita propria, e l’unico in grado di attraversarla è Matty. Tutti gli abitanti del Villaggio sono in fuga da altri posti, dove vivevano spesso in condizioni disumane. Tuttavia accade qualcosa: il Male si introduce nelle case, negli animi delle persone, suscita egoismo e cattiveria. Gli abitanti decidono di chiudere le porte ai forestieri, e Matty viene inviato presso le altre comunità per dare la notizia, in modo che nessuno raggiunga più il villaggio. Matty torna anche alla sua comunità di origine per portare Kira con sé, e affronta il pericoloso viaggio di ritorno, che lo porterà ad un ultimo, estremo sacrificio.
Nel quarto libro, Il figlio, le storie finora raccontate si collegano tra di loro. Ritorniamo nella Comunità di The Giver, dove una Partoriente, una ragazza di nome Claire, dà alla luce il suo primo
figlio. Tuttavia il parto non va come previsto, la ragazza subisce un cesareo e viene “licenziata” come Partoriente. E viene pervasa da un assoluto senso di perdita, che la porta ad una lunga ed estenuante ricerca del figlio che le è stato sottratto subito dopo la nascita. La scoperta della destinazione al congedo del bambino (avete capito chi è, vero?) e la sua successiva sparizione la portano per mare, ma naufraga su un’isola e perde la memoria, che le riaffiora a poco a poco. Durante i sei anni trascorsi sull’isola, dove vive una comunità pacifica che vive di pesca, allevamento e agricoltura, scopre i colori, che non aveva mai visto, gli animali, l’amore. Ricorda il suo bambino perduto e riprende il viaggio, giungendo infine nel Villaggio, ritrovando suo figlio, a un prezzo terribile.
Mi fermo qui perché potrei andare avanti a parlare per ore, specialmente dell’ultimo libro, che mi è piaciuto tantissimo commuovendomi quasi fino alle lacrime. Il mio giudizio, su questa saga, è più che positivo, per tanti motivi.
Innanzitutto, i volumetti sono talmente scorrevoli che si leggono con niente, anche perché la storia è avvincente e i capitoli lasciano sempre con il fiato sospeso. Inoltre, apprezzo il fatto che, in un romanzo per ragazzi fantascientifico-distopico come questo, vengano discussi temi importanti come l’eutanasia e l’infanticidio. Mi ha fatto recepire l’importanza della conoscenza, del sapere non in senso generico, ma del sapere come libertà. Perché Il mondo di Jonas è una saga che parla di libertà sopra ogni cosa, la libertà di scegliere, di decidere per sé, di vivere.
Fa capire quanto l’egoismo, la perfidia, la mancanza di empatia o di pietà siano la causa dell’abbrutimento dell’essere umano, della sua degenerazione. La perdita dell’umanità stessa, che l’autrice descrive come il “Male”, è quanto di più brutto possa accadere all’uomo.
L’autrice punta anche l’attenzione sul sacrificio: quanto si è disposti a dare per chi si ama? La risposta è nel Figlio, nella ricerca disperata di una madre che ha perso il proprio figlio. E nella decisione del figlio stesso di partire a cercare sua madre.
Inoltre, non mancano le varie analogie con Utopia di Tommaso Moro, da cui credo che il libro prenda spunto, almeno per quel che concerne la Comunità.
Per riassumere: se non avete ancora letto The Giver, fatelo. Non fatevi ingannare dal film (che peraltro non ho visto, ma fonti sicure dicono che non bello neanche il 10% del libro), perché leggere questi volumetti vale davvero la pena.
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