Innanzitutto, buonasera a tutti, sono di nuovo io,
Dostoevskij. Stavolta recensirò un libro di Pennac, per togliere l’onere a
Pennac di recensire se stesso.
Il paradiso degli orchi è il primo
volume della collana di Daniel Pennac che tratta delle avventure dello sventurato
Benjamin Malaussène, sulla carta addetto al Controllo Tecnico degli articoli
del Grande Magazzino, il magazzino più grande di Parigi, ma in realtà “capro
espiatorio”, ovvero si becca le strigliate per far sì che i clienti
insoddisfatti, impietositi dalle lacrime che l’inflessibile severità di
Lehmann, l’addetto all’Ufficio Reclami, fa sgorgare dai suoi occhi, ritirino i
reclami e l’azienda risparmi soldi.
Lavoro infame, direte voi, ma con cinque fratelli – tutti nati da padri diversi
– da sfamare e una madre alla perenne ricerca della felicità altrove, Benjamin
è l’unico che porta il pane a casa.
La monotona esistenza di Malaussène, il solito richiamo all’Ufficio Reclami,
vengono spazzati via quando nel Grande Magazzino cominciano a esplodere le
bombe.
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