martedì 8 settembre 2015

Uno, Nessuno e Centomila - Luigi Pirandello ~ ☕☕☕☕☕

Buondì!

Come va?
Eh, sì, sono ancora vivo ahhahah A volte torno!
Ma partiamo subito con questa recensione!

Come avrete potuto evincere dal titolo, oggi recensirò uno dei capolavori del caro Pirandello.
Già, perché - vergogna su di me - non avevo ancora letto questo celebre libro.

Ma andiamo con ordine.
"- Che fai? - mia moglie mi domandò [...] - Credevo ti guardassi da che parte ti pende.
Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:  
- Mi pende? A me? Il naso? 
E mia moglie, placidamente:
- Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra."
È così che il mondo di Vitangelo Moscarda crolla improvvisamente.
È così che Luigi Pirandello decide di sconvolgere quello di chi legge la sua opera.
Perché dico così?
Perché è con la semplice osservazione della moglie Dida che Moscarda capisce che ogni persona lo vede diversamente, che tutti i Vitangelo delle altre persone non sono il Vitangelo che lui stesso pensa di essere.
Iniziano così gli esperimenti del nostro protagonista che decide di abbattere lentamente tutti i Vitangelo creati dalle altre persone per far sì che un solo Moscarda - il suo - sopravviva e valga per tutti gli altri.
Ma durante i suoi esperimenti prende coscienza di una terribile verità.
Dovetti riconoscere che nei miei occhi non c'era veramente una vista per me. [...] Ai loro occhi, io come io, non ero nessuno.
Ai loro occhi soltanto? Anche per me. 
E allora che fare?
Se non si può sapere chi si è se non tramite gli occhi degli altri, come può Vitangelo pretendere di cambiare il modo di vederlo degli altri?
Essere consapevole di essere o nessuno o centomila dove lo porterà?
La risposta è una sola.
E Pirandello, con la sua semplicità lapidaria, ce la dà alla fine di questa delirante divagazione filosofica.

Già ne Il Fu Mattia Pascal il lato filosofico di Pirandello emerge, ma qui si manifesta in tutta la sua genialità.
Vitangelo Moscarda comprende che ognuno di noi è schiavo della concezione che gli altri hanno di lui e cerca di liberarsene.
Ma non si può creare oggettività in una realtà soggettiva, non si può pretendere di essere UNO solo per tutti quando ognuno pensa a te con un'idea diversa.
E se si rifiuta tutto ciò, non si può che giungere alla "distruzione", alla consapevole frammentazione di sé. 
Come Pirandello saggiamente ricorda, persino il nostro nome ci intrappola in questa realtà. 
La vita non conclude. 
E non sa di nomi, la vita. 
Quest'albero, respiro tremulo di foglie nuove. Sono quest'albero. 
Albero, nuvola, domani, libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. 
Tutto fuori, vagabondo.
Non posso rivelare altro.
È un libro che va letto assaporandone ogni dettaglio, ogni singola parola, perdendosi nel delirio delle scoperte di Gengè.
È un libro destinato a rivoluzionare il modo di vedere il mondo di ognuno di noi. Destinato a farci riflettere su tantissimi dettagli che diamo per scontati.
Che altro dire se non LEGGETELO?
Sì, davvero, leggetelo.
Non ne vale la pena, di più.
Posso garantirvelo.

Dostoevskij


P.S. Volevo lasciarvi con un'ultima chicca pirandelliana che mi ha fatto riflettere a lungo. 
Era lo stesso grido di tutta la folla lì davanti la porta:



Quante volte ci lasciamo guidare da un giudizio affrettato solo perché accade qualcosa PER NOI inconcepibile?

Nessun commento:

Posta un commento